Statuto

In genere la Squadra è composta da un gruppo variabile di cacciatori che previo il pagamento di una quota si iscrivono.

Resta inteso che, come avviene nel resto della moderna società civile qualsiasi tipo di iscrizione comporta una quota da pagare e quindi un esborso da parte dell’iscritto, che nel caso della nostra Squadra la quota d’iscrizione è subordinata al pagamento delle spese dirette sostenute nel corso dell’attività venatoria e non sicuramente alla tenuta di registri né tanto meno all’attività burocratica, comunque sempre più onerosa ed impegnativa.

Il numero minimo degli iscritti è in funzione di quanto previsto dalla normativa regionale e soprattutto dal regolamento provinciale, infatti nel corso di questi 40 anni di attività venatoria si è passati, a seconda delle varie esigenze e scelte del legislatore, da un minimo di 10 cacciatori nei primissimi anni, poi di 15, poi di 20, poi nuovamente di 15 sino ad arrivare dal 2010 ai 25 cacciatori iscritti che, tra l’altro, dalla stagione 2015/16 diminuiranno ancora tornando a 20 unità per ogni formazione, a seguito appunto dell’applicazione delle linee guida regionali emanate nel mese di novembre del 2014.

Ai cacciatori iscritti, durante la battuta di caccia, si possono affiancare eventualmente anche altri cacciatori invitati non iscritti nella Squadra.

Anche in questo caso il numero massimo degli inviti giornalieri viene stabilito dal regolamento provinciale che nel corso degli anni ha provveduto ad aumentarlo da 5 agli attuali 10 cacciatori invitabili per ogni singola battuta di caccia.

Ogni cacciatore “cinghialista” s’impegna a rispettare una serie di regole che in genere sono elencate nello statuto o nel regolamento della Squadra, quando previsto normativamente o quando presente per esplicita volontà della Squadra.

In mancanza di questo atto formale, le regole e le consuetudini della Squadra vengono di fatto tramandate verbalmente ed approvate nel momento della riunione costitutiva che dà vita alla nuova formazione in cui il cacciatore decide di pagare la propria quota associativa ed iscriversi nella compagine di “Cinghialisti”.

Ovviamente non sono esclusi da questo tipo di obbligo neppure i cacciatori invitati, più o meno saltuariamente, che dovranno comunque attenersi alle medesime norme, godendo degli stessi diritti e doveri degli altri colleghi iscritti ad esclusione ovviamente del diritto di voto e di rappresentanza all’interno della Squadra.

Le regole della Squadra

Le regole fondamentali a cui dovrebbe attenersi ogni Squadra che si rispetti, oltre a quelle previste dal regolamento provinciale e dalla normativa venatoria vigente a livello nazionale e regionale, sono le seguenti:

  1. Ogni cacciatore iscritto nella Squadra ha il diritto, tramite votazione scritta, verbale o per alzata di mano, di eleggere gli organi direttivi, ovvero il Capo Squadra ed il Vice Capo Squadra richiesti e previsti dal regolamento provinciale.
    Quando previsto vengono eletti anche i responsabili di reparto, ovvero il Capo Canaio, in genere il più esperto ed anziano tra i canai ed il Capo Posta, in genere il più esperto tra i postaioli, nonché provetto conoscitore del territorio e delle abitudini di caccia della Squadra.
  2. Ogni cacciatore della Squadra s’impegna a rispettare scrupolosamente le direttive in materia venatoria del Capo Squadra, comunque sempre concertate e concordate precedentemente in apposite assemblee e riunioni, sia durante il periodo di caccia che durante i lunghi mesi di silenzio venatorio che dovranno essere dedicati alla gestione del territorio e dei selvatici.
  3. Prima dell’avvio della stagione venatoria e/o comunque prima della singola battuta di caccia, a sua discrezione, il Capo Squadra dovrà ragguagliare tutti i partecipanti radunati, tra i quali potrebbe esserci anche qualche neofita o inesperto cacciatore, in materia di sicurezza e di maneggio delle armi prima, durante e dopo la battuta.
  4. La ripartizione del carniere ottenuto dovrà essere predisposta in parti uguali tra tutti i partecipanti alla battuta, tanto per gli iscritti quanto per gli invitati.
    La testa, l’eventuale trofeo del maschio adulto e le interiora (cuore, polmoni, fegato, ecc.) spettano al fortunato cacciatore che ha abbattuto il cinghiale che potrà disporne dell’utilizzo finale a suo esclusivo piacimento.
  5. Le spese mediche e veterinarie per la sutura delle ferite e la cura dei segugi feriti durante le battuta di caccia, gli interventi di controllo, le battute di allontanamento con cani ed il periodo di allenamento dei cani sono a carico della Squadra.
  6. La Squadra riconosce a fine stagione ai vari canai, proprietari degli ausiliari, un contributo forfetario per il mantenimento alimentare e per il sostentamento dei segugi durante tutto l’anno solare e quindi anche nei mesi di silenzio venatorio.
  7. La Squadra adotta l’importante principio della responsabilità solidale a tutti i componenti sanzionati per aver commesso eventuali reati di natura amministrativa e/o penale durante le battute di caccia al cinghiale ed anche durante l’attività gestionale nei periodi di silenzio venatorio, seguendo ovviamente le direttive impartite dagli Organi Direttivi.
  8. Gli organi direttivi della Squadra dovranno esortare ad ogni battuta tutti i partecipanti al massimo rispetto reciproco ed alla fattiva collaborazione; rispetto ed attenzione nei confronti dei più anziani come delle nuove leve; rispetto e collaborazione con i canai che a fine battuta non hanno ancora recuperato i loro segugi; rispetto e comprensione per quei postaioli che hanno confezionato uno o più tiri “fasulli” sbagliando o padellando il cinghiale.
  9. Gli organi direttivi della Squadra dovranno assicurarsi che tutti i partecipanti alle battute abbiano i documenti in regola (porto d’armi, tassa concessione governativa, assicurazione, tesserino venatorio, ecc.) occupandosi, direttamente o tramite delegato, della parte burocratica e cartacea che da qualche anno accompagna rigorosamente l’attività venatoria della caccia al cinghiale organizzata a squadre (registri di giornata, tesserini timbrati, modulistica per le battute straordinarie, eventuali cartelli indicatori ed avvisi della battuta in corso, ecc.).
  10. La Squadra dovrà rispettare le zone di rifugio e gli ambiti protetti, le zone di cattura e di ripopolamento ed i confini del territorio di caccia assegnato tramite la zonizzazione territoriale, comportandosi correttamente con le compagini di cinghialai limitrofe ed esigendo loro, nel contempo, altrettanto rispetto, sia nei confronti del territorio assegnato, dei cacciatori e degli ausiliari di caccia recuperati al di fuori della zona di competenza.

Le regole del Postaiolo

Come per la Squadra in senso generale anche per i singoli ruoli al primo posto, in assoluto, deve esserci sempre l’aspetto legato alla sicurezza personale, dei compagni di caccia e di eventuali soggetti terzi.

Considerando che il Capo Squadra o il Capo Posta abbiano sistemato ogni singola linea di fuoco in modo tale da ridurre al minimo ogni possibile rischio e che abbiamo fatto le dovute segnalazioni e raccomandazioni del caso, il postaiolo provetto, a prescindere dalla sua bravura e dalle sue doti venatorie e balistiche, dovrà:

  1. Rispettare scrupolosamente ogni direttiva che il Capo Squadra o suo delegato gli abbia dato al momento del relativo piazzamento, soprattutto e sicuramente in termini di sicurezza, non abbandonando mai la posta senza la preventiva autorizzazione da parte del Responsabile.
  2. Confrontarsi sempre con i colleghi postaioli vicini per chiarire minuziosamente gli eventuali angoli di tiro e gli angoli di sito, con una attenta e scrupolosa valutazione della visibilità offerta dal bosco o dalla macchia mediterranea e della natura più o meno rocciosa del terreno circostante dove potrebbe impattare la palla.
  3. Indossare sempre un adeguato abbigliamento colorato ad alta visibilità anche nel caso non fosse specificatamente previsto dai vari regolamenti per la caccia al cinghiale.
  4. Caricare l’arma solo dopo l’annuncio tramite ricetrasmittente dell’avvio della battuta e soprattutto ad avvenuto definitivo piazzamento nella posizione o posta assegnata. Questo per ricordare che è fatto divieto assoluto caricare l’arma durante lo spostamento da una posta all’altra o durante il tragitto per giungere alla posta insieme agli altri compagni di battuta.
  5. Ottimizzare e sistemare la porzione di terreno posta sotto i piedi ripulendola dall’eventuale fogliame e dagli arbusti secchi che potrebbero creare rumori inopportuni ed impedire movimenti rapidi senza farsi sentire dal selvatico in arrivo alla posta assegnata.
    Pulire dai rami, dagli arbusti e dalle fronde la posta in modo da migliorarne le condizioni di visibilità per affrontare con l’adeguata sicurezza l’eventuale tiro al selvatico.
    Mantenere la posta sempre in ordine e completamente pulita da eventuali rifiuti e scarti vari del pranzo consumato quali lattine, bottiglie, bicchieri, carte, borse, sacchetti, ecc. in segno di rispetto per l’ambiente e la natura che ci circonda nonché dei colleghi che prenderanno posto nelle prossime battute di caccia.
  6. Per chi non è abituato o non riesce a stare agevolmente in piedi occorre prepararsi o dotarsi di una seduta confortevole e stabile che permetta di restare comodi durante i periodi di attesa che si potrebbero protrarre per ore, soprattutto per le persone più anziane.
    Quindi, prima di giungere alla posta munirsi delle dotazioni necessarie per affrontare questo entusiasmante tipo di caccia di seguito descritte:
    – un adeguato e confortevole abbigliamento in funzione della stagione e delle temperature del periodo;
    – una radio ricetrasmittente funzionante e compatibile con le frequenze utilizzate dalla Squadra;
    – uno zaino o una borsa per i cibi, le bevande e gli effetti personali a seconda delle proprie esigenze;
    – un coltello, possibilmente ben affilato, per incidere la gola del cinghiale eventualmente abbattuto in modo da far defluire il più possibile il sangue contribuendo ad ottenere delle carni qualitativamente pregiate e sicuramente lavorabili in maniera migliore dagli addetti alla macellazione al rientro nella casa di caccia;
    – un’adeguata corda tessile, con o senza gancio, utile al recupero degli eventuali cinghiali abbattuti;
    – un guinzaglio per poter legare e custodire i segugi recuperati durante la battuta.
  7. Munirsi preferibilmente di apparato auricolare per la ricezione ed utilizzare la radio preferibilmente per trasmettere solo comunicazioni assolutamente necessarie all’interesse generale della battuta, dando la priorità ai canai ed ai postaioli a stretto contatto con l’azione di caccia.
    Questo piccolo utilissimo strumento è di fondamentale importanza, infatti permette al postaiolo di seguire costantemente l’andamento della battuta senza farsi udire dal cinghiale in arrivo.
    Questa regola, benché non possa essere tassativamente obbligatoria, ovviamente per rispetto delle persone con eventuali patologie auricolari e delle diverse abitudini dei postaioli più anziani, è comunque assolutamente raccomandabile per i postaioli più giovani che godono di ottima salute e non hanno problemi all’apparato uditivo.
  8. Mantenere il massimo silenzio durante lo svolgimento della battuta, soprattutto quando i segugi sono nella direzione della posta assegnata, concentrandosi sempre con vista ed udito e controllando i passaggi ed i trottoi in direzione della porzione di bosco o macchia dalla quale potrebbero giungere i selvatici.
  9. Una volta appreso il segnale di fine battuta tramite radio scaricare prontamente l’arma, riporla nel fodero, comunque prima di giungere sulle strade trafficate e sulle vie di comunicazione e mettersi a disposizione dei compagni di battuta per l’eventuale recupero e trasporto dei selvatici abbattuti e delle altre necessità di tipo logistico ed organizzativo. Per lo stesso motivo già riportato al punto 4 è fatto assoluto divieto abbandonare la posta e/o apprestarsi a recuperare i cinghiali abbattuti insieme ad altri compagni di battuta con l’arma carica.
  10. Una volta giunti nella Casa di Caccia, dopo aver collaborato con i canai nelle operazioni di recupero dei segugi e con i colleghi postaioli nell’attività di recupero e trasporto dei cinghiali abbattuti, occorre mettersi a disposizione dei provetti macellai per espletare le importanti operazioni di scuoiatura delle carcasse e di lavorazione delle carni.

Le regole del Canaio

Il canaio modello, considerando e valutando il suo comportamento sia nei confronti dei suoi segugi, sia nei confronti dei compagni di caccia durante la battuta, al di là delle proprie capacità e delle personali doti venatorie e cinofile, dovrà:

  1. Mantenere i segugi in condizioni fisiche ottimali garantendogli sempre ricoveri adeguati e buone condizioni igienico-sanitarie, sempre più difficili da ottenere a causa delle frequenti malattie e parassitosi, prima tra tutte la Leishmaniosi (profilassi antiparassitarie, vaccinazioni, cure, ecc.).
  2. Programmare possibilmente anche durante i periodi di silenzio venatorio uscite in recinto o in battute straordinarie e di allontanamento previste dall’attuale regolamento provinciale in modo che i segugi possano dare libero sfogo alla propria passione più o meno costantemente per mantenere una soglia minima di allenamento importantissimo per la salute e la buona efficienza del cane.
  3. Munire i propri segugi di collari, possibilmente colorati in base alla muta di appartenenza, equipaggiati di campanello e di targhetta identificativa, fondamentale qualora il segugio venga recuperato da qualcuno fuori dall’area relativa alla battuta di caccia, anche se già provvisto di radio collare satellitare.
  4. Come il postaiolo anch’egli dovrà fare molta attenzione all’abbigliamento indossato utilizzando un vestiario ad alta visibilità.
    La figura del canaio, essendo una pedina mobile all’interno del teatro di caccia, spesso impervio, fitto ed impenetrabile è dunque maggiormente esposta a rischi legati a propri ed altrui tiri accidentali.
  5. Considerare ogni singolo segugio che compone l’intero parco cani della Squadra come se fosse il proprio, evitando sempre e comunque protagonismi ed eccessi di sciovinismo nei confronti dei propri segugi, proprio per rispettare gli altri canai della Squadra al momento o nella singola situazione meno fortunati.
    Rispettare il duro lavoro condotto dagli altri canai mettendosi a disposizione dei medesimi colleghi in difficoltà in quanto alle prese con cinghiali non disposti a lasciare la lestra oppure perché rimasti senza ausiliari usciti dalla zona di caccia o impegnati in altre seguite.
  6. Coadiuvare sempre ed in primo luogo i segugi cercando, ove possibile, di indirizzare il selvatico scovato verso l’armatura delle poste. Cercare di sparare o di scalzare il selvatico che non vuole abbandonare la sua lestra mettendo a repentaglio l’incolumità dei segugi. Non essendoci alcun divieto in tal senso, il canaio può anche sparare al selvatico in corsa già diretto verso le poste oppure al cinghiale “fermo” ancora nella lestra mentre guerreggia con i cani o dopo esser stato ferito da qualche altro cacciatore.
  7. Collaborare con i colleghi canai nel recupero dei segugi evitando sempre di lasciare solo il malcapitato già in apprensione per l’ausiliare mancante, soprattutto se privo di radio collare satellitare utile per la relativa localizzazione.
  8. Prima di accostare i segugi per tentare il tiro “a fermo”, il più delle volte nel fitto della macchia, confrontarsi sempre con gli altri canai e con il Responsabile della battuta evitando pericolosissimi avvicinamenti di più cacciatori intorno al medesimo selvatico.
  9. Qualora un segugio rimanga ferito dal cinghiale evitare diagnosi affrettate e prive di reali indagini mediche ma rivolgersi prontamente al veterinario di fiducia per gli accertamenti del caso.
  10. Nel caso recuperi un segugio appartenente ad un’altra squadra contattare prontamente il proprietario in modo che tale buona prassi comportamentale venga contraccambiata nell’occasione opposta.

Le regole del Capo Squadra

Il Capo Squadra quindi, a prescindere dalla sua più o meno spiccata autorevolezza, del suo più o meno forte carisma ed al di là delle proprie capacità organizzative e venatorie, del proprio bagaglio professionale e delle eventuali abilitazioni conseguite a seguito di specifica formazione in materia venatoria e gestionale, dovrà:

  1. Tenere un comportamento il più corretto ed irreprensibile possibile, oltre ad essere assolutamente imparziale con tutti i colleghi cacciatori, a prescindere dall’età, dalla connotazione geografica e sociale, dall’eventuale grado di parentela e di amicizia, dall’abilità e dalla competenza venatoria, dalla capacità gestionale, dalla simpatia e da qualsiasi altro eventuale fattore discriminante.
  2. Essere il più possibile rispettoso, comprensivo, collaborativo e disponibile con tutti i colleghi cacciatori per le varie esigenze di tipo personale, organizzativo e venatorio.
  3. Pianificare ed organizzare le riunioni della Squadra intese anche come importanti momenti informativi e formativi in tema di legislazione vigente e norme generali nonché di gestione venatoria e territoriale.
    Pianificare ed organizzare gli interventi gestionali per la salvaguardia e la gestione del territorio.
    Pianificare ed organizzare l’attività ludica e di intrattenimento in occasione delle feste e delle “ribotte”.
  4. Partecipare alle riunioni indette ed organizzate dagli Enti Locali e dalle Amministrazioni Territoriali in materia venatoria quali Regione, Provincia, Ambiti Territoriali di Caccia, Comunità Montane e Comuni.
  5. Difendere attivamente i confini del proprio territorio di caccia e gli interessi specifici della propria Squadra nelle opportune sedi con tutte le forze e con tutti gli strumenti possibili e leciti, confrontandosi attivamente con le altre squadre limitrofe e con i Responsabili dei vari Distretti di Caccia.
    Tutelare altresì i diritti riconosciuti alla Squadra ed ai suoi componenti nei confronti di soggetti terzi in tutte le opportune sedi.
  6. Tenere, nel miglior modo possibile, i rapporti diplomatici e tecnici con i vari Enti Istituzionali, Territoriali e con il servizio di vigilanza venatoria ed ambientale, istituito nelle varie forme professionali e volontarie.
  7. Tenere, nel miglior modo possibile, i rapporti ed i contatti con le parti sociali e gli altri fruitori dell’ambiente naturale, quali gli agricoltori (in primis), i cacciatori praticanti altre forme di caccia diverse dalla nostra, i cercatori di funghi, di tartufi e di altri frutti del bosco, gli amanti dell’out door (bikers e motociclisti in primis) e dell’attività all’aria aperta in generale, nonché i nostri principali detrattori quali gli ambientalisti, gli ecologisti e gli animalisti purché disposti ad un aperto confronto democratico e ad un rispettoso dialogo.
  8. Mantenere costantemente l’ordine all’interno della Squadra facendo rispettare le regole principali a tutti i componenti e cercando di dirimere con pacatezza, imparzialità ed equilibrio le eventuali controversie che dovessero insorgere tra i cacciatori.
  9. Pianificare ed organizzare la battuta di caccia in funzione dei danni alle colture e/o delle segnalazioni di presenza dei cinghiali e della relativa tracciatura dei giorni precedenti la battuta, in funzione del numero dei canai e dei postaioli partecipanti ed in funzione delle condizioni meteorologiche.
  10. Impartire a tutti i cacciatori iscritti ed invitati partecipanti alla battuta le regole fondamentali della sicurezza inerenti l’accesso alla posta, la relativa pulizia e manutenzione, il tiro al selvatico ed il maneggio dell’arma in modo tale da garantire, il più possibile, la propria e l’altrui incolumità, mantenendo sempre e comunque alto e costante il livello di attenzione relativo alle tematiche della sicurezza attiva e passiva.